
IE’ sicuramente il complesso storico e monumentale più importante dell’intera Basilicata. Perciò il pellegrinaggio da ogni parte della regione continua ancora oggi, sia da parte di fedeli, soprattutto della settimana della festa della SS. Trinità, sia da parte di giovani coppie di sposi, la cui visita, secondo una tradizione popolare, assicurerebbe loro la felicità per tutta la vita.
La SS. Trinità è composta da:
- Chiesa antica/li>
- Palazzo dell’abbazia
- L’Incompiuta
- Battistero Paleocristiano.
Dell’Italia meridionale è tra i più’ interessanti e complessi monumenti, la chiesa vecchia, sorta in età paleocristiana su un tempio pagano dedicato a Imene protettrice delle nozze e ampliata a partire dall’ultimo quarto dell’XI secolo con la chiesa nuova, rimasta poi incompiuta. Un ingresso porticato, affiancato da due leoni, si apre in facciata, la quarta in ordine di tempo. Sulla destra del prospetto sporge il corpo di fabbrica parallelepipedo del monastero, collegato con l’atrio della chiesa; al piano terra, nella foresteria, sotto le volte e gli arconi sostenuti da pilastri cruciformi di epoca longobarda sono stati collocati due pannelli affrescati (San Vito e S. Antonio) del XV secolo. Il portale di entrata nella chiesa, scolpito con una decorazione fitta e intricata, fu consumato nella parte bassa, in quanto nel XVI secolo si ritenne che la polvere di marmo, di cui era fatto avesse taumaturgici effetti curativi contro la malaria. A sinistra del portale è un affresco di San Cristoforo del XV secolo; A destra la colonna dell’Amicizia, di epoca romana a eccezione del capitello romanico: la tradizione vuole che tenendosi per mano dinanzi alla colonna si crei auspicio di eterna amicizia, come pure che le giovani spose in grado di comprimersi tra lo stelo e la parete siano beneficiate da una straordinaria fecondità. L’impianto interno della chiesa è quello di un luogo paleocristiano, con ampia navata centrale, separata mediante pilastri dalle navate laterali, abside sul fondo e, sotto il presbiterio, la cripta. I restauri, ultimati nel 1987 in occasione del bimillenario oraziano, hanno evidenziato anche piani di calpestio e pavimentazioni romane musive, e hanno aperto nell’abside alcune vetrate che permettono di scorgere la retrostante chiesa incompiuta. L’acquasantiera presso l’ingresso è ricavata da un bellissimo capitello dell’XI secolo, un tempo vasca battesimale, su cui è svolto il tema della Creazione. La navata centrale è arricchita sui pilastri da affreschi: sul primo pilastro destro S. Stefano (XV secolo), Madonna con Bambino ( seconda metà del 300) e Annunciazione ( XV secolo); sul secondo pilastro S. Apollonia (XIII secolo) e angelo annunziante (metà 300) sul terzo Papa NIccolò’ II (XVI secolo) e Giuseppe Caccia (500); sul quarto Agostino Barba, dipinto da Giovanni Todisco (1566); sul pilastro sinistro S. Caterina D’Alessandria e sotto Desposizione, entrambi della metà del 300; sul secondo San Donato (fine XIII inizi XIV); sul terzo S. Paolo (Xv secolo). Nella navata destra è la tomba degli Altavilla, creata nel XVI secolo per raccogliere le spoglie dei principi Guglielmo, Umfredo, Dragone e Roberto I il Guiscardo i quali in origine erano sepolti separatamente. Del XII secolo è invece, nella navata sinistra la tomba di Alberada, moglie ripudiata di Roberto I il Guiscardo e madre di Boemondo d’Altavilla, eroe della prima crociata: sull’architrave è visibile l’iscrizione latina menzionante la defunta e il figlio. La cripta è di tipo a corridoio e vi sono venuti alla luce tracce e brani di affreschi riferibili al XIV e XV secolo, nei quali si riconoscono in sequenza una Madonna con Bambino e santi, un S. Antonio abate, una Crocifissione, i Ss. Pietro e Giacomo e un’altra Crocifissione frammentaria. Interessantissime per carattere documentale sono le epigrafi riutilizzate dappertutto nella costruzione. Nella zone presbiteriale, in prossimità della seconda porta di accesso è murata a sinistra un’epigrafe che ricorda la scuola gladiatoria venosina; sul lato interno della stessa porta fa da architrave un’altra pietra incisa con un elenco di gladiatori. Sullo stesso muro, verso l’angolo è un’ epigrafe ebraica con il candelabro a sette bracci. Alla sommità dell’arco della porta è una stele funeraria con quattro esponenti della famiglia Pinna con ai lati due leoni aggettanti.